#Cronachedaisogni. La mia CHIANTI ULTRA TRAIL 2024

I Sogni. Che cosa bella e grande che sono. Robe che ti sembra di toccare mille volte, mentre con tutto te stesso, li insegui. E provi a raggiungerli. Mentre, passo dopo passo, ne provi a sentire la “consisteza” come si fa quando si sciora qualcosa con un dito. E magari, provi a “sentirne l’odore”, anche.

Non si possono toccare, i sogni. Né si può sentire il dlore. Ma immaginare si. Chiudendo gli occhi, si può fare.

Ed è così che ho vissuto questi mesi di preparazione (a cui dedicherò un post a parte) in vista di quella che per me…poteva rappresentare solo davvero…UN SOGNO.

Perché una gara può essere tante tante cose. Può essere “crono”, prima di tutto. Perché il concetto di performance è insito nella definizione stessa di “gareggiare”. Può essere “vincere”, contro un avversario; contro se stessi. Può essere…”esserci”. Può essere “divertirsi”. Può essere “amicizia”, compagnia.

Può essere…SOGNO.

Quando si è aperta la preiscrizione all’evento Chianti Ultra Trail (dal 2024, per la prima volta, nel circuito UTMB; seconda gara in italia dopo la LUT) ho solo chiuso gli occhi, fatto 3-4(00) respiri…li ho riaperti…e ho scelto la “forma” del mio SOGNO. Che qui, come dimensione, ha una istanza e un dislivello: 73Km, 2800D+. Volevo fosse questa, la mia gara. Il mio SOGNO DA REALIZZARE.

Era ferragosto 2023. Ho cliccato, mi sono iscritto. Ho avvertito un sospiro fuoriuscire subito: ce la farò?

Ce la farò? A prepararla. Ad arrivarci in fondo. A sentire per davvero come è fatto…UN SOGNO COSI GRANDE, quando si realizza?

Sono passati 7 mesi da quell’istante. 7 mesi intensissimi, fatto di una infinità di “cose”, che mi hanno portato qui, il 23 Marzo 2024. Qui, a Radda in Chianti (SI), piazza IV Novembre, ore 6:00.

La mia giornata comincia molto prima. La sveglia suona alle ore 2:28. Un piede fuori dal letto, poi l’altro. Un respiro, poi un altro. Sistemo le ultime cose. Doccia. Colazione con 5 fette di pane integrale senza glutine: (2 con peanuts butter, 2 con marmellata di fichi, 1 con una fettina di affettato di tacchino), due caffè, 3 bicchieri d’acqua, il mio integratore di ferro. Si parte: sono le 3:10. A Radda arrivo alle 4:25.

La Ultra Trail Chianti Castels da 103Km con 4000D+ con Alberto e Gabriele ai nastri di partenza ha appena fatto udire il suo sparo. Per tutta la giornata seguirò, insieme agli altri miei compagni di squadra, il loro percorso verso la realizzazione del loro sogno.

Prendo un caffè al bar a pochi metri dalla partenza. Mi sistemo. E’ freddino ma non essendoci vento si sta abbastanza bene, benché siano 6°C. Decido di indossare una tecnica a maniche lunghe (50grammi Compressport) con sopra la t-shirt #atleticaavismagione. Con il pettorale 1306 attaccato. Pantaloncini decathlon leggeri, calze da ultratrail Compressport e le mie “scarpe di fiducia”: Scarpa Spin Ultra arancioni. Alle 6:35 è arrivato anche Filippo, il mio “Maestro”. Con lui condividerò questa esperienza benché probabilmente a distanza, ognuno coi suoi tempi, ognuno con il suo passo.

L’annuncio dello speaker, lo “paro”. Si parte per…l’ignoto. Si parte per quest’ultima parte di strada che, se andrà tutto bene, mi porterà a sentire in tutto e per tutto a “toccare IL SOGNO”.

La gara ha uno sviluppo particolare. I primi 7-8 km sono pressoché totalmente in discesa, con poco “movimento”. Poi tutto si fa semrpe più mosso e il su&giù diventa una costante. Per arrivare alla sua massima espressione dal km 35 in avanti. Nella seconda metà si conentra la maggior parte el dislivello. Bisogna aver testa ed arrivare qeul punto con ancora la maggior parte delle energie da spendere!

Parto “piano”: nonostante la discesa e la foga tipica delle partenze, mi mantengo per i primi km su un ritmo di poco inferioreai 6min/km. Le sensazioni iniziali sono “così così” ma mi conosco. O…penso di conoscermi. In genere tutto cambia dopo un’oretta e piano piano dovrei trovare brillantezza. Quel momento, oggi, tarda ad arrivare. Ma non importa.

Al 18° avverto mal di schiena nella zona lombare destra. questo è probabilmente il momento che decide la mia gara, almeno nella sua accezione “prestazione”. E’ probabile che quel dolore mi costringa a cambiare postura di corsa e, nel giro di poco tempo, a stimolare dolore sempre più forte al mio “punto debole”. L’ernia inguinale comincia a “gridare” e l’adduttore destro a fare sempre più male. Tengo duro per i successivi 12/13km e prego che tuttto passi. Invece al 31esimo…non riesco quasi più ad alzare la gamba destra e questo mi rende pressoché impossibile correre.

Comincio a nutrire forti dubbi sulla possibilità di arrivare in fondo a questa gara. Decido di…decidere ristoro per ristoro sul da farsi. Al 37esimo, nella splendida location di Vistarenni, sono lì lì per ritirarmi: ho fatto due conti e il pensiero di “camminare e basta” fino al traguardo farebbe durare la mia gara un tempo infinito.

Ma poi…desisto dal esistere…e provo a fare un passo in più. Mi trascino fino alla base vita del 48esimo. Li ho gli stessi dubbi. Che si fa, Enzo? Mancano ancora 25km e tu non hai più corso!

Lì mi ritrovo con Filippo che, serenissimo, si è preso tutto il tempo per riposarsi e cambiarsi. Io non mi cambio. Non mi va. Prendo solo i gel che mi servono dalla sacca lasciata lì, butto nel sacco la fascia cardio che non mi va più di tenere, mangio e bevo qualcosa all’ennesimo stupendo e imbanditissimo ristoro…e…e…”dai Enzo…proviamo a fare qualche passo ancora.

Da qui al 59esimo si sale parecchio, nell’economia del dilivello della gara. E per fare i 10km che separano Castello di Albola a Villa San Michele ci impiego esattamente 2h:12′:10″. E’ il momento più duro da un punto di vista mentale. Il tempo, qui, sembrava essersi fermato. E così, lo scorrere del terreno sotto i miei piedi. Arrivo all’ultimo ristoro, Villa San Michele appunto, sempre più in difficoltà ma ormai non ci penso più a ritirarmi. Devo “solo” fare altri 15km. Solo…

Qui mi chiama Cristian…che in 5 min di telefonata mi sprona e mi incita.

Prendo l’ennesimo tè caldo (per me una manna nelle gare!), riempio le flask di acqua, bevo un bicchiere in più (ho davvero troppa sete!), mangio una fetta di prosciutto cotto e afferro un pacchettino di biscoti senza glutine che mangio, per metà, riavviandomi.

Un altro po’ di su&giù poi la discesa che durerà circa 6-7km prima di risalire verso Radda per l’ultimo sforzo prima del traguardo. Prima dell’arrivo…laddove sembra esserci…UN SOGNO DA AFFERRARE.

Provo a corricchiare in una zona di falsopiano…e incredibilmente non avverto più dolore…continuo…mi butto in discesa e corro il più possibile Non correvo prticamente a 30km….mi sento libero…mi sento bene. Eppure…sono già da tempo in luogo inesplorato di me stesso. Mai avevo superato i 51km, fatti tra l’altro in allenamento 3 settimane prima. Corro, nonostante sia sicuramente stanco. Corro, ma non avverto la stanchezza. La fatica. La discesa è tecnica. C’è tanto fango a tratti, bisogna stare attenti…ma va bene…adesso va di nuovbo tutto bene…ed è bello.

Ritrovo Filippo che però, purtroppo, sta adesso soffreno degli stessi problemi miei: dolore all’inguine e all’adduttore. Ci facciamo compagnia per 2-3km poi, da straordinario compagno di squadra e “maestro” appunto, mi sprona a lasciarlo lì a fare stretching e ad andare a concludere questa piccola grande impresa. Vado…anche se provo dispiacere a lasciarlo lì da solo.

Vado…corro…corro e cammino…poi corro ancora. Corro anche nelle salitina per me corribili. Scambio due chiacchiere con un ragazzo tedesco che alla fine della penultima salita verso radda tira un sospiro che sembra di sollievo. Anche lui…è stremato. Poi vado…corro sulle scalette del paese. Corro nel sottopasso. Corro nelle ultime curve in cui si snoda il percorso. Corro su quella striscia di percorso delimitata dalle transenne. Do il pugno allo spaker. Sento il mio nome.

Vincenzooooo.

E’ finita. E’ fatto. In quella medaglia pesantissima c’è…la consistenza di questo sogno. Di un bellissimo SOGNO. Fatto di un percorso lunghissimo di cui queste ultime 10h:42’57” sono stati, nonostante tutto, la ciliegina sulla torta.

Riporto qui quato già scritto anche su Strava nel mio profilo (https://www.strava.com/activities/11023182612/overview), peere offrire uno spaccato ancora pi completo…e le emozioni e i pensieri che rimarranno sempre e per sempre legati a questa ESPERIENZA UNICA E INCREDIBILE.

“Proverei a raccontare questa gara, partendo proprio da LA GARA: la CUT.
A me è piaciuta molto. Gara “facilmente sottovalutabile” perché giustamente definita “corribile”. Ma è uno dei motivi per cui poi, alla fine, risulta quasi per tutti “oggi è stata dura”.
Il percorso è bellissimo. Si snoda tra le dolcissime colline di uno dei territori a mio avviso più belli d’Italia: non a caso, tante foto-simbolo della campagna italiana sono “rubate” al Chianti, che con le sue vigne ordinatissime e i suoi cipressi le rende da…wow!
Più volte, specie nel primo mattino, mi sono soffermato ad ammirare le nubi basse che “sfumavano” le vigne. Avrei voluto fotografarle…ma ci tenevo tanto a questa gara…e allora le foto…sono rimaste così…dentro di me (a parte pochissimi scatti, certo).L’organizzazione, ovviamente, TOP. I ristori…da farci colazione, merenda, pranzo, merenda e cena: fotonici!
Poi c’è l’altra gara. LA MIA CUT. Che è stata…un’esperienza.
Si dice così no? Tutto ciò che non èvittoria, è esperienza. Vittoria, poi: per gente come me, “vittoria” significa semplicemente…”sognare qualcosa…e realizzarlo così come ho sognato”. Anche mettendoci tutti i sacrifici di cui sono capace…la voglia, la volontà, TUTTO ME STESSO.
Non avevo aspettative: dinanzi all'”ignoto”, quando sfidi i tuoi “limiti ” spostandoli avanti di una infinità di kilometri, è giusto così.
Ma speranze si…e la speranza fa un po’ riferimento anche all’effetto sorpresa, no? Non mi aspettavo nulla ma toh!…
Speravo…di farcela in un’ora in meno.
La MIA GARA…è stata davvero durissima, per me. La speranza nella speranza era che i casini fisici che si sarebbero potuti presentare …per almeno LA GARA si fossero imenticati di me e presi un giorno di vacanza (in quanto sabato!). E invece…
Invece è stato un calvario.
Alla fine…non so se con onore o meno…a quel traguaro ci sono arrivato (e questa è una cosa che mi rende orgoglioso, in ogni caso!), piano piano, dopo aver passato ore e ore a convincere me stesso di provarci a farlo, almeno, un passo in più. E poi…di nuovo. Ancora.
Avrei voluto dedicare al mio coach e a tutte le persone che mi hanno sostenuto , incitato, assecondato, spinto a realizzare e aiutato questo piccolo grande sogno (Grazie amiche e amici!) la migliore delle prestazioni di cui fossi capace. E’ stata questa. Un po’ “piccola”magari, ma questa.Come direbbe uno straordinario: “adesso sono un po’ stanchino”.
Complimenti ai miei straordinari compagni di squara: Alberto Mora Royuela Gabriele Rondini Filippo Pelagracci Michele Magnini @Michele Tomassoni: ciascuno ha compiuto, oggi, qualcosa di eccezionale!”

RFW consiglia.

“Prendete un sogno. Lottate per esso. Rendetelo realtà. Circondatevi di persone il cui pensiero vi sarà di stimolo e vi aiuterà nei momenti difficili. Non arrendetevi mai mai mai dinanzi ad ogni difficoltà. fate un passo in più e poi ancora: fino al vostro sogno. Non ve ne pentirete”