Anche se non è la tua vita ideale, puoi sempre sceglierla. Quale che sia la tua vita, sceglierla cambia tutto. (Andre Agassi)
Ci ho pensato qualche istante a se scrivere qualcosa che potrebbe apparire come se si stesse “facendo un altro sport”.
Ma poi mi sono risposto…”In fondo, perché no? Anzi…certo che si”.
Ci sono atleti, personaggi, uomini…che hanno la capacità di “uscire dal (proprio) campo” per “raggiungerci”. Dovunque siamo, qualunque cosa facciamo.
Ci raccontano una storia, anzi scusate…una STORIA…che scopri essere “la storia che ascolteresti per tutta la vita”.
Perché Agassi è stato uno dei tanti…e forse uno dei pochi in questi “tanti”…che abbia saputo appassionarci straordinariamente a quella storia. La sua.
Che poi, in realtà, è una preziosissima storia dello sport.
Non giocavo a tennis da piccolo (in realtà, non ho mai giocato a tennis) ma ho tifato per Agassi, lo ammetto. Tifato “fortissimo” per Agassi, in realtà.
Avevo meno una decina di anni quando ho cominciato a sentirmi “incuriosito” da un atleta così incredibilmente fuori dal comune in un ambiente che fino a quel momento anche il me bambino avevo inteso come “assolutamente stereotipato”. E di cui il colore, quel bianco-assoluto, sembrava raccontare un pezzo di storia ben preciso.
Mi chiedevo come si potesse essere così fuori dagli schemi in tutto quel bianco. Come potessero “accettarlo”. Quante critiche dovesse “sopportare” quel suo modo di fare. Anzi…di essere.
Quei capelli lunghi; quell’abbigliamento “strano”; quel modo di giocare assolutamente muscolare in un contesto in cui fino ad allora sembrava esserci solo “leggerezza”; quel suo prendere a pallate gli avversari senza muovere i piedi dalla riga di bordo campo, laddove quasi tutti vivessero con la bibbia in mano del serve&volley; quel suo trasformare la racchetta in una clava, con cui “colpire” le debolezze dell’avversario di turno…ma forse, ancor più, le sue.
Quelle che affondano le radici in un passato che sa di straordinario; che sembra lontano anni luce e mille mila miglia; che sembra raccontare una storia “diversa” di vita e di sport ma che invece è rappresentante di un percorso comune a tantissimi ragazzi talentuosi forgiati, letteralmente, nell’altoforno delle aspettative di uno o entrambi i genitori.
Una storia troppo comune del suo apparire “anticonformista”.
La STORIA (a lettere maiuscole, certamente) di Andre Agassi la conoscono più o meno tutti. E non è giusto che vi annoii anche qui.
Io l’ho conosciuta solo dopo, molto dopo, quegli “inizi” e la sua carriera di campione che ha fatto, anche la storia del tennis.
Mi piaceva dedicare un pensiero a questo grandissimo tennista della mia (e di tanti altri) “epoca” semplicemente perché oggi è il suo compleanno. E le date, al di là del brindisi e delle candeline di rito, servono anche a “farci tornare” a certe storie. Magari a scoprirne piccoli pezzi che non conoscevamo. O, ancora, a farci riemergere dal profondo di noi, “istanti” che il tempo ha rinchiuso in cassetti del nostro IO e lasciato lì, appunto, finché qualcosa di nuovo non li (ri)apra, lasciandoci ritrovare “pezzi di…valore (e valori) dello sport” pieni di…significato.
Per chi non lo avesse fatto, ma credo davvero in pochi, consiglio di leggere OPEN, il suo “capolavoro”. O, anche, di rileggerlo. Perché fa impressione come a chiunque tu chieda “qual è stato il libro di sport più bello che hai letto?” La risposta risulti essere quasi sempre la stessa.
OPEN. LA MIA STORIA. Di Andre Agassi.
Appunto.
OPEN è in mille recensioni. Forse anche una mia, su Anobii di tanto tempo fa, che non ritrovo più.
Ma ne vorrei riportare due:
“Eppure la cosa che più mi ha colpito in questo libro è la smania del suo autore-protagonista di decifrare il mistero inattingibile dell’umana insoddisfazione. Come ogni libro americano che si rispetti è un’opera sulla caduta e sulla redenzione. Ma, a ben vedere, non è questo il dato più significativo. Ciò che Agassi sa raccontare meglio è il senso di tedio e gratuità che non smette di assediarci. E che, paradossalmente, rende amare sia le vittorie che le sconfitte. Una vacuità descritta con la grazia di Sophia Coppola. Un vuoto che può essere colmato solo da ciò che Agassi romanticamente chiama l’«ispirazione».” (Alessandro Piperno)
“È la cosa più bella di sport scritta negli ultimi vent’anni, basket escluso per mia deformazione professionale. Non è nemmeno questione di essere appassionati di tennis perché è un libro di vita. Lui è eccezionale nel capire che cosa deve dire di sé che possa essere compreso o esplorato da altri. Non è la solita autobiografia del campione alcolizzato che alla fine spiega come ne è uscito. È molto più sottile, ha dei rivoli di pensiero che ti obbligano a leggerlo.” (Federico Buffa)
Buon compleanno, Andre. Buon 54esimo! E Grazie per averci raccontato lo sport in un altro modo. Un modo…prezioso.
“Mi dico: ricordatelo. Tienitici stretto. È l’unica perfezione che esista, la perfezione di aiutare gli altri. È l’unica cosa che possiamo fare che abbia un valore o un significato duraturo. È per questo che siamo qui. Per farci sentire sicuri a vicenda.” (Andre Agassi)
Vincenzo Iannotta
Team Run For Wellness